Di fronte ad una situazione critica l'organismo raddoppia il numero dei pensieri che attraversano la mente. Succede nella preoccupazione, nella vergogna, nel dubbio, quando siamo arrabbiati oppure depressi. Queste emozioni portano con sé un aumento della frequenza (e/o dell'intensità) dei pensieri stessi.
L'utilità di questa reazione sta nel fatto che così facendo, si inquadra meglio il problema in oggetto e aumenta così la probabilità di fronteggiarlo in maniera più efficace. Come succede con la tecnica del brainstorming: si cominciano ad avanzare tutte le ipotesi possibili per poi ritrovarsi con un paniere nutrito nel quale selezionare la scelta migliore.
Se il problema non si risolve subito la mente continua a lavorarci sopra, soprattutto quando siamo molto coinvolti: i pensieri quindi fluiscono copiosi nonostante la soluzione rimanga preclusa. Può succedere che, nonostante proviamo a mettere da parte la questione rimasta aperta, questa continua a ripresentarsi chiedendo di essere presa in considerazione. Essenzialmente dipende dal fatto che le emozioni hanno tempi diversi rispetto al processo razionale di soluzione di un problema. Dalla prospettiva emozionale infatti, una questione importante che resta pendente "deve risolversi subito". Questo senso di urgenza ci spinge perciò a ricalcare gli stessi ragionamenti, ancora e ancora, seguendo il flusso dei pensieri duplicati.
Ci troviamo perciò con due linee di pensiero parallele. Una è voluta da noi, riguarda la scelta di affrontare una questione che ci preme, ma anche di mollare la presa perché non ci sono nuovi elementi oppure semplicemente per riprendere fiato. L'altra è fisiologica, conseguente alle emozioni che proviamo (che hanno una temperatura elevata visto che la questione per noi è rilevante), chiede a gran voce di essere ascoltata, "non sa aspettare".
Questi pensieri ci appaiono uguali nel contenuto (perché riguardano ambedue la stessa faccenda), ma sono profondamente diversi nella forma (volontari i primi e automatici i secondi).
Può sembrare strano, ma la maggior parte di noi non si accorge della differenza. Anzi, proprio come se ogni volta fosse la prima volta che vengono in mente, ci mettiamo ad analizzare questi pensieri tentando di formulare delle risposte conclusive e risolutive.
Ovviamente quando lo facciamo produciamo tutta una serie di pensieri in risposta ai pensieri di partenza. A questo punto il carico diventa sovraccarico e la mente così occlusa resta impelagata nel compito di analisi-risoluzione, sacrificando e togliendo spazio ad altre attività.
Se ci troviamo in una situazione impegnativa sia cognitivamente che emotivamente, qualche empasse di vita, un imprevisto doloroso o qualcosa che ci mette in difficoltà, i tempi di risoluzione potrebbero diventare lunghi. In questi casi il flusso doppio dei pensieri potrebbe metterci sotto pressione portandoci a sperimentare difficoltà di concentrazione, di decisione, di relazione con gli altri e un generale senso di compressione ("Come se la testa stesse per esplodere").
La contromisura per gestire emergenze come questa, è imparare a conoscere il fenomeno della proliferazione dei pensieri e ricordare che il nostro impegno nell'ingaggiarli e analizzarli, deve essere ridotto almeno della metà. Una volta che abbiamo fatto tutto quello che c'era da fare per un problema, ripercorso le stesse soluzioni più volte, occorre sforzarsi di dedicargli minore attenzione, anche se non è risolto.
Il dialogo con noi stessi in questi casi potrebbe essere simile alla traccia seguente:
"Va bene, adesso mi stanno venendo in mente questi pensieri perché sono preoccupato (o deluso, o arrabbiato, ecc). Quando si sta così i pensieri diventano un diluvio. Non devo per forza rispondere a tutti. Mi verranno in mente ancora e non c'è bisogno che ogni volta io li debba analizzare e passare in rassegna. Il mio scopo è lasciarli scorrere per non aumentare la confusione dentro di me".
Sapere che i pensieri possono presentarsi in questa forma duplice, può aiutare a non discuterli a ripetizione quando già ci riempiono la mente. Invece di provare a risolverli subito (e una volta per tutte) è utile allenarsi a lasciare che ci attraversino, ad aspettare, cercando di curarsi di loro il meno possibile, provando a considerarli un sottoprodotto delle emozioni, un riflesso della mente.
Anche se riguardano qualcosa che per noi è importante, a causa della forma ridondante con la quale appaiono, possono essere trascurati. Anzi è la cosa migliore da fare.
Ps: esistono numerose tecniche di psicoterapia che possono essere utilizzate per raggiungere l'obiettivo di non incagliarsi nel flusso raddoppiato dei pensieri. Tuttavia partono tutte dalla conoscenza di questo fenomeno. Sapere cosa accade è propedeutico all'uso di qualunque strategia. Speriamo che questo articolo possa essere di aiuto in questa direzione.