Le emozioni predispongono l'organismo all'azione: orientano il suo funzionamento attraverso la modificazione dei vari parametri psicofisiologici.
Come tutte le altre emozioni, anche l'ansia produce effetti sulla mente, sulle emozioni e sui comportamenti.
In questo articolo ci occuperemo di due di questi effetti sul piano mentale: preoccupazione e pensiero ossessivo.
Lo scopo dell'ansia è la previsione
Come la paura, anche l'ansia è una reazione dell'individuo ad una minaccia percepita.
Quando facciamo una previsione di rischio - qualcosa di dannoso che riteniamo potrebbe accadere nel futuro - sperimentiamo ansia.
Tutto l'organismo si prepara così a fronteggiare questa minaccia stimolato dalla reazione attacco-fuga, un riflesso biologico scatenato dal rilascio di adrenalina dalle ghiandole surrenali.
Così come il cuore inizia a battere più velocemente per convogliare sangue ossigenato ai muscoli e le energie si concentrano per garantire una risposta più pronta al pericolo, così la mente cerca di prevedere, capire in anticipo cosa succederà e come ci sentiremo, attivando due strumenti a questo predisposti: la preoccupazione e il pensiero ossessivo.
Preoccupazione
Il compito di programmazione tattica e strategica è basato sulla preoccupazione.
La preoccupazione è una attività della mente che serve a produrre vari scenari possibili. È come un team di esperti che seduto ad un tavolo si cimenta in un brain-storming su un problema da risolvere. Ciascuno, a ruota libera, espone ciò che gli viene in mente, e anche quello che appare meno probabile o più banale viene scritto su una lavagna: solo alla fine si seleziona ciò che risulta più utile e valido.
Così la preoccupazione ci prospetta gli scenari più vari, molti dei quali improbabili e fantasiosi, per cercare di vedere in anticipo il pericolo.
A pungolare la preoccupazione c'è di fondo l'idea di non riuscire a controllare, a gestire la minaccia attesa. D'altro canto, se fossimo convinti di riuscire sicuramente a fronteggiarla non saremmo in ansia.
Molte persone si rimproverano quando osservano le loro preoccupazioni: si dicono che sono assurde e loro sciocchi a pensarci. Quando le confidano ad altri, ricevono lo stesso giudizio, spesso vengono criticati per essere eccessivamente pessimisti e di temere cose irrazionali.
È utile ricordare però che la preoccupazione è un normale strumento di conoscenza, una strategia che ci ha permesso di sopravvivere ed evolverci. Se ci trovassimo in un ambiente sconosciuto, nel quale non riuscissimo a prevedere da quale parte possa giungere una minaccia, forse non ci sembrerebbe così assurdo preoccuparci delle eventualità più disparate. Anche in ambienti conosciuti, quando proviamo ansia è normale che il nostro apparato psicofisiologico si attivi in tal senso, facendo comunque delle predizioni fosche su ciò che di terribile e dannoso potrebbe accadere.
Pensiero ossessivo
Una seconda attività della mente quando ci sentiamo ansiosi è quella di produrre una specifica classe di pensieri: i cosiddetti pensieri ossessivi.
Questi servono ad analizzare e giustificare le conseguenze delle nostre azioni. Analogamente alla preoccupazione, formulano una serie di scenari possibili.
I contenuti nel caso della preoccupazione riguardano ciò che potrà o non potrà accadere, mentre nel caso del pensiero ossessivo sono relativi a come ci sentiremo quando questo qualcosa accadrà.
La ridondanza è la loro caratteristica più evidente: questi pensieri infatti si presentano (anche identici nella forma e nel contenuto) più e più volte. L'intensità con la quale ci ossessionano dipende dall'idea di colpa e di valore personale che possediamo. Tanto più ci riteniamo colpevoli delle nostre azioni sbagliate e tanto più riteniamo di essere sbagliati come persone se commettiamo errori, tanto più i pensieri ossessivi saranno vorticosi e persistenti.
Immaginiamo di doverci giustificare dalle accuse formulate contro di noi da un tribunale. Tanto più queste accuse saranno forti ed argomentate, tanto meglio dovremo giustificarci. Analogamente, quanto più il reato per il quale siamo accusati è grave, tanto più si pretenderanno da noi scuse valide.
Lo stesso avviene difronte alla prospettiva di sbagliare e di essere responsabili di un danno. Quando formuliamo gli scenari di ciò che potrà accadere, per ognuna di queste possibilità si attiva l'idea di quanto ci sentiremo colpevoli, e di quanto staremo male per questo.
Per ogni esito negativo previsto, nel quale sbagliamo ad agire e c'è un danno, i pensieri ossessivi dibattono sulla nostra colpevolezza e su quanto siamo stimabili come persone, se il nostro valore personale sarà intaccato, quanto scadrà ai nostri occhi e a quelli degli altri.
Ovviamente alcune persone si assolvono più facilmente di altre per gli errori che commettono, e non tutti mettono direttamente in correlazione i loro sbagli con il loro valore personale. Queste persone avranno meno pensieri ossessivi, si metteranno meno in discussione e avranno meno paura del giudizio negativo degli altri.
Due fenomeni normali
Poiché la preoccupazione e il pensiero ossessivo sono strumenti che servono a prevedere gli esiti futuri delle nostre azioni e come le conseguenze di queste azioni ci faranno sentire, sono da considerarsi fenomeni legati ad un funzionamento normale.
Se però sono fuori misura, troppo presenti e persistenti, causano disagio, minano il benessere personale e peggiorano la qualità della vita della persona. Troppa preoccupazione e troppi pensieri ossessivi ci fanno vivere male e ci impediscono di raggiungere i nostri scopi: condizionano i nostri comportamenti e le nostre scelte.
Questa sproporzione nel loro presentarsi, dipende dalla gravità che è associata alle due idee che li causano. Tanto più è grave l'idea di non riuscire a fronteggiare qualcosa di negativo che ci attendiamo, tanto più ci sentiremo preoccupati. Così pure, tanto più ci consideriamo colpevoli, sbagliati e privi di valore se commettiamo un errore, tanto più i pensieri ossessivi saranno potenti ed invalidanti.
È dunque su queste idee che occorre intervenire quando diventiamo troppo preoccupati o siamo infestati da pensieri che ci ossessionano. Le tecniche e le manovre della psicoterapia, in particolare di quella cognitivo-comportamentale sono finalizzate a questo obiettivo. Ridurre il disagio modificando queste idee, rendere poi permanente questo cambiamento per impedire al disagio di ripresentarsi nel futuro.