Tipi di pensiero
I pensieri sono contenuti mentali che appaiono e scompaiono nella nostra mente.
Solo alcuni di essi sono volontari.
Altri si producono in reazione ad uno stato d'animo (ad esempio quando ci viene in mente uno scenario terribile perché siamo preoccupati ed ansiosi,
o quando tutto ci appare cupo e senza speranza perché siamo tristi).
In questo caso i pensieri si producono spontaneamente, in maniera automatica.
Senza la nostra volontà ed intenzione.
Sono chimicamente, fisiologicamente dipendenti dallo stato in cui ci troviamo.
Chiunque può sperimentare questa condizione.
Anche se non si tratta di una malattia o una disfunzione, sono da considerarsi i sintomi di un disagio.
E più questi sintomi si intensificano, maggiore sarà la sofferenza sperimentata dalla persona.
L'organismo reagisce al contenuto dei pensieri
Che contenuto hanno i pensieri?
Dipende il più delle volte dal modo in cui li interpretiamo.
Immaginiamo di essere ansiosi di fronte ad una prova.
L'emozione d'ansia genererà in maniera spontanea e non ragionata, il pensiero: "Sicuramente mi andrà male".
A sua volta questo pensiero peggiorerà l'emozione d'ansia, spingendoci a crederci, a ritenerlo vero e fondato: "E' vero, non può che andarmi male".
In questo caso il disagio aumenterà caricandosi di una sfumatura depressiva.
E può non fermarsi qui.
Possiamo rincarare la dose aggiungendo: "Sono il solito incapace".
Se osserviamo questa sequenza noteremo che il pensiero prodotto dallo stato d'ansia, ci spinge a rispondere.
Questa risposta però peggiora lo stato di disagio, che a sua volta produrrà automaticamente un altro pensiero, anch'esso dopato.
Questo circolo vizioso può ovviamente continuare.
Anche se riusciamo a bloccare la sequenza, questa può ricominciare immediatamente.
E' questa la sofferenza maggiore associata a questo meccanismo: il fatto che non giunga mai un termine.
Pensieri dopati
Sono dei pensieri particolari.
Si ripetono nella mente e sono fastidiosi.
Possono essere accompagnati da immagini disturbanti.
Non sono pensieri volontari.
Prendono la forma di preoccupazioni, pensieri di colpa, critiche ai propri comportmenti, dubbio o indecisione.
Come abbiamo visto possono generare una reazione a catena, facendoci sprofondare in una sorta di sabbie mobili mentali.
Scambiandoli per pensieri normali infatti tendiamo a reagire ad essi.
Ci sforziamo di confutarli, ci giustifichiamo in merito alle accuse e alle critiche che ci rivolgono.
Cerchiamo di rassicurarci.
Ma inevitabilmente si ripresentano: qualsiasi cosa gli contrapponiamo.
Ed è questo il campanello di allarme che occorre imparare a riconoscere.
Si tratta di un segnale biologico che l'organismo mostra quando affronta certe condizioni di disagio. Proprio come la febbre ci avverte della presenza di un'infiammazione.
E' un fenomeno molto comune in psicoterapia ed esistono numerose manovre per farvi fronte, capirne l'origine e risolverlo.
Un altro esempio
Sono in dubbio sullo scegliere qualcosa.
Mi viene in mente il pensiero dopato: "Non riuscirò mai a decidermi".
Proverò allora a scegliere, cercando di analizzare le possibili conseguenze della scelta.
Con ansia crescente arriverò ad una decisione.
A questo punto lo stato d'ansia produrrà il dubbio: "Forse farei meglio a fare il contrario".
E ancora potrei provare ad analizzare le conseguenze della nuova scelta.
Una metafora
Per comprendere meglio cosa sono i pensieri dopati vorrei proporre una metafora.
Immaginiamo di essere sulla cima di una montagna. Di fronte altre montagne a formare una gola.
Urliamo una domanda e l'eco ce la ripropone. Mentre il suono delle parole sta per spegnersi, rispondiamo a quella domanda con una nuova domanda.
E di nuovo l'eco ce la ripropone. Ancora rispondiamo alla nuova domanda con una ulteriore domanda.
E così via.
Succede così con il vai e vieni dei pensieri dopati: il suono non si spegne fino a quando non smettiamo di rispondere.
Che fare?
La psicoterapia insegna come accorgersi di un pensiero dopato.
Riconoscerlo porta a non rispondere, cioè a non produrre altri pensieri che innescherebbero la reazione a catena.
Occorre ricordare a se stessi: "Questo è un pensiero dopato" e non farsi tentare dall'entrarci in merito.
Come far finta di essere indifferenti di fronte ad un disturbatore, non facendosi provocare e sforzandosi di non reagire.
Se ci si allena con questa pratica, si riesce a non nutrire il pensiero dopato.
Questo tipo di pensieri, se lasciati a se stessi, ha una vita breve.
Se non ci immischiamo, lasceremo semplicemente che passino da soli.
I nostri sforzi tenderanno a ridurre il sintomo.
Con la pratica diverremo più resistenti ai successivi attacchi.
Con il tempo questo tipo di pensiero tornerà ad essere un fenomeno occasionale.
Per ottenere questo miglioramento è utile non scoraggiarsi quando inevitabilmente perderemo qualche scontro.
Al principio infatti il potere di questi pensieri è molto forte.
Sono automatici e non si può tenere sempre l'attenzione vigile per accorgersi di loro.
Bisogna prenderla sportivamente e sapere che a volte cadremo nella loro trappola; ma che alla lunga avremo vinto comunque.