L'indignante abuso degli esercizi di respirazione per l'ansia
L'ansia è un'esperienza complessa e sfaccettata che può manifestarsi in modi diversi. Tra gli effetti più comuni, troviamo cambiamenti nella frequenza e nella profondità del respiro, spesso erroneamente interpretati come iperventilazione.
Ma qui casca l'asino!
È fondamentale distinguere tra l'iperventilazione, una condizione fisiologica con aumento della frequenza respiratoria e diminuzione della concentrazione di anidride carbonica nel sangue, e la contemporanea valutazione soggettiva di non farcela, una sensazione soggettiva di incapacità se si percepisce questa alterazione respiratoria.
Ebbene, cosa fanno molti "professionisti"? Si buttano a pesce sugli esercizi di respirazione, spacciandoli per panacea di tutti i mali. Peccato che, sebbene possano essere utili per alcune persone, rischiano di peggiorare la situazione in altre. L'enfasi sulla "correzione" della respirazione induce il paziente a concentrarsi morbosamente sulle proprie sensazioni corporee, alimentando l'ansia e la paura di non farcela.
Ma non è finita qui! L'idea che esista un modo "giusto" di respirare crea un senso di colpa e frustrazione nel paziente, che si sente incapace di controllare la propria ansia. Un vero e proprio circolo vizioso!
La verità, vi prego, la verità!
Invece di fossilizzarsi sulla respirazione, sarebbe auspicabile adottare un approccio più globale e personalizzato, che tenga conto delle cause sottostanti dell'ansia e delle caratteristiche individuali del paziente.
Non lasciamoci ingannare da soluzioni semplici e superficiali, spacciate per miracolose.